Da sempre rimango affascinata dalle foto storiche, quelle in bianco e nero, stropicciate e sbiadite che raccontano storie di luoghi e persone. Non sempre sono carine e coccolose a vedersi – c’avete presente com’era l’omino Michelin? Lo spavento – ma rimangono pur sempre curiose e preziose.
Ecco, quelle delle aziende food mi fanno letteralmente impazzire quindi non bisogna stupirsi se, quando ho ricevuto la scatola legata da un elegante nastro blu di Hellmann’s, la mia attenzione è ricaduta tanto sui barattoli di maionese quanto sulla storia del marchio, costellata da immagini e aneddoti.
Facendo un passo indietro, Hellmann’s è appena giunta in Italia. Proprio poco tempo fa ci avevo avuto a che fare, visto che aveva accompagnato la mia suprema mangiata di astice a Londra (e in effetti nella foto occhieggia sulla sinistra), quindi come non darle il benvenuto? Fatta con uova di galline allevata all’aperto e con una ricetta rimasta immutata da più di 100 anni, è riconoscibile per il fiocco blu e lo slogan “Bring out the best!“.
La sua storia risale al 1903, quando il fondatore Richard Hellmann emigra a New York e fonda una gastronomia. Dicono che non si aspettasse che la sua maionese sarebbe diventata la preferita al mondo, e io aggiungo che non avrebbe mai immaginato che il suo prezioso prodotto potesse essere usato in cotanta celestiale maniera da Francesca, a cui ho elargito la confezione top down per arricchire la sua squisita insalata di riso, così buona proprio per la cura nella preparazione degli ingredienti e delle loro proporzioni.
Quindi qua lo diciamo e lo ribadiamo: l’insalata di riso senza maionese è come un cielo senza stelle, come il pane con marmellata ma senza burro, come Parigi senza la tour Eiffel, come le sagre senza la porchetta. In breve: disperatamente desolata. Noi sosteniamo e ribadiamo il diritto e l’obbligo di andare al mare carichi di borse frigo e tupperware ricolmi di riso, verdurine, wurstel e mayo, e che sia abbondante e golosa. Senza salsa, dopotutto, sarebbe asciutta e indigesta, e vuoi correre questo rischio con quaranta gradi all’ombra? Ma no!
E mentre Francesca ha preparato il delizioso piatto, io come ho tirato fuori il meglio di me? Impiegando quaranta minuti per creare un fiocchetto blu con cui abbellire la confezione di maionese, e gustando l’insalata fino all’ultimo chicco.
A ognuno il suo.
Argentea says
Io sono del partito dell’insalata di riso senza maionese… invece Stefano, pur non amando la maionese, nell’insalata di riso ce la mette!