Quando un’appassionata di tutto ciò che è mangereccio incontra i capi e rappresentanti di un’azienda che si occupa di cibo e che mostrano di adorare il proprio lavoro non può non scattare una simpatia reciproca e diventa inevitabile passare una bella serata.
Ieri sera, presso il Panino Giusto di Corso Garibaldi 125, si è tenuto questo sodalizio a base di chiacchiere, aneddoti, prosciutto crudo di Langhirano, tartine col salmone e, ovviamente, panini giusti.
È raro trovare dei capi di un’azienda così consapevoli dei loro punti di forza e, soprattutto, delle critiche che gli vengono mosse anche online, e che non hanno avuto paura di affrontare. Anzi, sono stati proprio loro a parlarne per primi, togliendoci l’imbarazzo di sollevare la questione “prezzo“, assai contestata (la spiegazione? L’alto costo delle materie prime al produttore, né più né meno. Parliamone, se desiderate).
Ancor più raro è entrare e trovare persone gentilissime e dal genuino sorriso che già ti conoscono, già hanno letto il tuo blog e sanno benissimo cos’hai scritto di loro. Nel senso, non te l’aspetti mica: quando la brand manager ti dice “Non avrei saputo parlare meglio del paté di vitello!” e capisci che lo pensa davvero, fa piacere. Senti che ci sono persone disponibili di fronte a te, aperte al confronto.
La serata organizzata da Panino Giusto ha coinvolto, per scelta voluta, poche persone: lo scopo era proprio quello di instaurare una conoscenza, discutere, rispondere alle domande, divertirsi e, ovviamente, mangiare l’impossibile!
Certo, probabilmente ho sterminato una qualche popolazione di salmoni per quante tartine ho divorato, e non riesco manco a parlarvi della bontà dei crostini con prosciutto crudo di Langhirano e olio al tartufo (caldi, croccanti, irresistibili, portatemene una manciata ora e la sbranerò col cappuccino, sì!).
È proprio stato un duro lavoro ma mi sono sacrificata per te, mio nobile seguito!
Così Tiziano, che lavora presso Panino Giusto da trent’anni, ci ha rivelato alcuni segreti dei panini, e ha realizzato sul momento il “Tartufo” (best-seller della casa) e il “Giusto” (un altro tra i più apprezzati). Vederlo tagliare il pomodoro con l’affettatrice e coprirlo di morbidissime fette di prosciutto è stato catartico. Poi se vuoi sapere qual è la composizione della tartina col salmone te lo dice in confidenza. Poi ti suggerisce di assaggiare gli stuzzichini con la mozzarella, che è stata tirata fuori dal frigo a un orario opportuno per permetterle di ammorbidirsi. Ti elenca panini che furono, che appartengono al passato, e ti spiega perchè alcuni sono stati tolti dal menù.
C’è una grande cultura dietro gli ingredienti, che provengono da molti piccoli produttori con cui intercorre una collaborazione di lungo corso. Ci sono storie, racconti, aneddoti curiosi, che è un piacere ascoltare (tipo il perché del nome “Bocconcino DAI DAI” o il delicato decorso delle tazzine da caffè).
Ci sono interessanti progetti in corso di realizzazione, per esempio l’Accademia Panino Giusto, che aprirà a Milano (casualmente vicino la reggia della Regal Assaggiatrice. Si prevede già un assalto).
C’è Raffaele Panizza, che su Panino Giusto ha scritto un libro, che mostra di avere una completissima conoscenza dell’azienda in tutte le sue sfumature.
C’è una storia persino dietro le piastrelle in maiolica presenti nei loro ristoranti, fatte a mano e con motivi accuratamente scelti!
Insomma, si può parlare veramente a lungo di Panino Giusto, e l’impressione è stata ottima.
Il mio consiglio spassionato è questo: se avete delle perplessità, dei consigli, dei suggerimenti, provate a intavolare un discorso con loro. La disponibilità è davvero totale, e dietro non c’è la voglia sfrenata (e molto markettara) di convincervi a ogni costo. Ascoltano, soppesano, accettano ogni parola, e ci hanno risposto con molta cortesia, consapevolezza e tranquillità.
Concluderò con un avvertimento: durante la serata è stata esternata la volontà di portare delle persone presso i produttori, per mostrare come nascono e vengono confezionati certi ingredienti.
Ecco, se mi portano da Mariolino, colui che produce il paté di vitello, io non rispondo di me: lo abbraccerei commossa, già lo so, ringraziandolo con estrema gioia.
Quando si parla di cibo, sono la solita regal furbona.
p.s. a fine serata siamo stati omaggiati da un prezioso sacchettino contenente, tra le altre cose, un barattolo del suddetto paté, mia gioia e ossessione. Come avevo promesso in tal post, lo terrò gelosamente sul comodino. Arriveranno le prove fotografiche.
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