Forse non lo sapete, ma due anni fa al Salone del Gusto di Torino ho sparso morte, distruzione e coccole commosse ai miei stand preferiti. Attila, in confronto, era un novellino.
Quando sono entrata mi sono sentita come quando i bambini & genitori vincitori accedono alla fabbrica del cioccolato, come quando Colombo ha scoperto l’America, come quando Armstrong ha compiuto i primi passi sulla Luna, come quando Tim Berners-Lee ha ideato la giusta formula del WWW e ha visto che funzionava, come quando la Regina ha assistito alla parata in onore del suo Giubileo.
Tutto insieme.
Insomma, una pazza totale.
Quest’anno tornerò.
Metterò un paio di scarpe comode e mi preparerò ai blocchi di partenza come Usain Bolt, pronta a scattare per ritrovare i cibi che due anni fa mi hanno fatta innamorare e scoprirne di nuovi.
Per darvi un’idea della follia che mi pervaderà, vi ripropongo un post che avevo scritto sul mio blog personale, e che rende bene l’idea della faccenda.
Se mi vedete in giro per il Salone non abbiate paura di avvicinarvi: sarò sedata da pezzi di salame, ostriche e assaggi di formaggio. Non morderò e cercherò di non perdere la testa (già rido). Tanto mi riconoscete: sono quella tanto alta e con diverse borchie nel vestiario.
“Salone del Gusto 2010: My Top 3”
Siore e siori,
è con grande emozione che annunciamo i vincitori della prima edizione del premio “Fame a palate e futuro incerto”, assegnato dalla sottoscritta Sybelle dopo esser stata al Salone del Gusto 2010 ed essersi fatta riconoscere in svariati modi.
I candidati sono stati moltissimi, e più che una Top 3 ci vorrebbe una Top 87, ma si suppone che non abbiate voglia di leggere tutti i deliri in merito, quindi proclamiamo i tre fortunati, per l’onore, la gloria e il gusto.
Il terzo posto va… al Crostone con la Salsiccia di Bra cruda spalmata sopra.
(applausi)
Mangiata alle quattro di pomeriggio tra una sorsata e l’altra di birra Troll, ha deliziato la giudice Sybelle che perciò si aggirava tra gli stand con aria beata, camminando a mezzo metro da terra, in trance ed estasi.
Secondo posto.
Il formaggio invecchiato nelle vinacce di Beppino Occelli.
Vi descriviamo la scena.
Sybelle si avvicina allo stand.
Vede questo formaggio.
Assaggia questo formaggio.
E non capisce più niente.
Il procedimento si ripete altre tre volte.
Poi, a fine giornata, Sybelle accorre per acquistare il suddetto formaggio ma compie l’errore di assaggiarne di nuovo un pezzo, e mentre il commesso le spiega come era stato fatto lei non era mentalmente presente.
Fortuna vuole che una food blogger a caso l’abbia riconosciuto al volo, dandogli un nome e una provenienza.
Divino.
E il primo prestigiosissimo posto va a…
… a tutto ciò che è stato fatto con il maiale nero dei Nebrodi sardi!
Non si sa bene che espressione abbia fatto Sybelle nel momento in cui il commesso le ha fatto assaggiare una lauta fetta di prosciutto, fatto sta che il suo commento è stato: “… forse la signora si sente male?“.
Più o meno, caro signore: una cotal meraviglia meriterebbe un monumento, una medaglia, una statua, una targa, una via dedicata! Avrei voluto abbracciarla e piangere sulla sua possente spalla!
Per non parlare di quelle fette di salame. E di quel guanciale.
Signore, posso dirle che, anche se non mi conosce, le voglio già bene?
A lei e a tutti i maialetti neri dei Nebrodi sardi.
(il prossimo anno non mi ci fanno manco avvicinare, al Salone del Gusto. Chiedono un’ordinanza restrittiva, lo so)”
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