Per natura sono sempre alla ricerca di energia: ho sempre sonno, “accascio” è una delle mie parole preferite e mi aggrappo ai divani come a zattere di salvezza. Forse è per questo che mangio e bevo così tanto: devo bilanciare un fabbisogno che possa sostenere la mia folle altezza.
Quest’estate mi stavo aggirando per un 7/11 di Boston e mi sono imbattuta nella mia prima confezione di acqua di cocco, un parallelepipedo con tappo pratico e comodo. Ho pensato che l’ultima volta che mi ero trovata a tu per tu con una bevanda simile ero su un’amaca in una spiaggia messicana e, per curiosità e per l’estremo relax suggerito da questo ricordo, l’ho comprata.
Non l’avessi mai fatto.
Come numerosi tweet possono testimoniare, ne ero assuefatta: il bisogno di bere qualcosa di più soddisfacente dell’acqua ma meno calorico di un succo e ancor meno dannoso di una bibita gassata mi aveva portata verso una soluzione nuova e di facile reperibilità. Durante le lunghe camminate per New York, Philadelphia e Washington ne portavo un brick in borsa e lo sfoderavo a ogni crocevia (per non parlare del grande confort procurato durante i lunghi viaggi in auto).
Tornata in Italia, la tragedia.
No, l’articolo non è così diffuso e le marche disponibili sembrano un palliativo vagamente chimico. Le ho provate praticamente tutte e ho ceduto a meri surrogati. Galeotti su Facebook e una fotografia che mi hanno portata a interessarmi a Kikicocco.
Ora, avrete capito se tendo ad avere piccole e innocenti ossessioni a carattere “food&drink”, e questa non fa eccezione.
E’ un’acqua di cocco pura, senza grassi e zuccheri aggiunti, isotonico naturale ricca di potassio, a basso contenuto calorico e, per mia fortuna, senza glutine (né latticini). Sana energia, insomma.
Rinfresca e allieta il palato, e ne ho individuato tre perfette occasioni d’uso:
1) dopo la corsa, quando arrivo in casa trascinandomi sui gomiti e faccio in tempo a sdraiarmi sul tappetino per lo stretching. Un paio di volte mi son trovata ad arrancare pensando al Kikicocco bello fresco come premio finale;
2) durante una giornata vagamente stressante, come quella rappresentata nella foto qui sopra. Riunioni, call, progetti da consegnare, urgenze, minuti che passano troppo velocemente. In questa situazione l’acqua di cocco ha abilmente sostituito il caffé (e il suo effetto agitatorio) facendomi tornare col pensiero al relax delle vacanze;
3) a colazione, quando occorre una motivazione per buttarsi giù dal letto. Dicono che appena svegli sia ottimo bere un bicchiere d’acqua, e io ho provato quella di cocco come utile metodo per risvegliare mente e papille.
Certo, non si trova facilmente come negli USA, ma se siete frequentatori dell’Open in Porta Romana o di alcuni negozietti bio potrete notarla (dopotutto il packaging è pure piuttosto carino) e provarla.
Sinceramente spero che l’acqua di cocco non diventi una moda come in altri posti e con altre specialità. Nel caso sono pronta ad assaggi incrociati e blind test, abbastanza certa di aver trovato la mia preferita.
Lascia un commento