E’ stata la nostalgia per i mari del Nord a condurmi da Bjork, ristorante scandinavo a Milano: oltre a essere il teatro di una cena con amiche dominata dal chiacchiericcio ero curiosa di sperimentarne la cucina e rigustare specialità sentite mesi fa in quel di Stoccolma e Copenhagen.
Sebbene si presenti come svedese è innegabile la presenza di piatti d’origine più danese, come gli smorrebrod, che consentono al menù di variare e accontentare molte più preferenze.
Appena entrati ci si trova nell’area bistrot caratterizzata da una costruzione ordinata di tavolini e sedie; al centro, il banco-frigo con esposti perfette tartine e gastronomie da gustare in tranquillità con una buona birra.
E’ in fondo che si trova la nuova parte ristorante, con una cucina a vista centrale attorno a cui si snodano i banconi e i relativi sgabelli. Perfetto per le cene in due o tre, forse più scomodo se siete di più (in questo caso chiedete di riservare un tavolo).
Ci viene servito pane e burro salato accompagnato da una piccola spatola di legno, un tipico modo per passar l’attesa, e studiamo le proposte.
Sebbene le zuppe fossero molto golose e invernali non ho saputo cedere al fascino dell’aringa che, si sa, è un cavallo di battaglia della Svezia. Viene accompagnata da puré di patate e un adorabile vasetto di mirtilli rossi, presentata con pochi orpelli e molta eleganza: il trancio di pesce spiccava sul piatto bianco in tutta la sua perfetta cottura, con una delicata crosticina esterna e una lieve spolverata di foglioline.
Che sia un pesce pieno di spine è cosa risaputa quindi non stupitevi se vi troverete ad armeggiare parecchio con coltello e forchetta – se non siete combattivi scegliete il salmone. Provo il primo boccone intingendolo nei mirtilli e mi trovo ad apprezzare un delicato ma equilibrato contrasto tra dolce e salato, frutta e pesce, raro da trovare a tavola.
Mi sono immaginata i nostri amici reali di Svezia intenti a mangiare aringa a colazione, pranzo e cena, e commentare con approvazione questo piatto: la cottura era perfetta, così come la sapidità; il puré di patate risultava omogeneo e vellutato, accompagnamento fedele e non eccessivo del protagonista.
Guardandosi attorno pareva di trovarsi in un posto lontano, con un’atmosfera tranquilla e arredamento minimal e, perciò, scelto con estrema cura. Solo le cortesi spiegazioni del personale – e un sano schnapps finale – hanno riportato alla realtà.
Secondo me dopo vorrete andare all’IKEA e comprare un paio di Billy, sentendovi ormai integrati nella loro cultura. Non sarebbe riprovevole.
DOVE
Bjork Swedish Brasserie
Via Panfilo Castaldi
Milano
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