È con un entusiasmo tenuto a freno che vi riporto le cronache post Salone del Gusto, che mi ha vista presente nella giornata di Sabato.
Moderato perché questa volta, alla mia seconda partecipazione, ho deciso di valutare sia i pro sia i contro, e evidenziare ogni aspetto oltre il “Saltello felice da uno stand all’altro con lo sguardo di una persona che non ha mai visto un prosciutto o che non assaggia cibo dal lontano ’85“, mood che interpreto perfettamente.
Sì, se avete visto una tizia assai alta con pantaloni burgundy, magliettina nera e un’enorme borsa di pelle a spalla contenente ogni bontà, che si muoveva qua e là con gli occhi spalancati e parlava con tutti gli espositori, quella ero io.
Quest’anno è più difficile – rispetto a due anni fa – stilare una classifica dei cibi preferiti, un po’ perché della mia top 3 ne ho ritrovato solo uno immutato nella bontà (il maiale nero dei Nebrodi), mentre non ho visto Occelli e sono rimasta delusa dalle salsicce crude di Bra (nella scorsa edizione, a mio parere, meritavano di più), un po’ perché ho assaggiato davvero la qualunque, e ritengo più opportuno fare delle menzioni, dei “pensierini” tra il caustico e l’adorante!
Iniziamo.
1) Premio “Due euro per un assaggio? Da noi no!” allo stand dello stufato alla sangiovannese, che aggratis davano un piatto abbondante di assaggio, tanto che abbiamo esitato a lungo cercando la cassa. Squisito, hanno sicuramente conquistato avventori al prossimo palio;
2) Premio “Come ti racconto come viene fatto questo formaggio io, nessuno mai” va ai Formadi Frant, che prendono le forme esplose durante la stagionatura e le recuperano reimpastando il formaggio con pepe e panna. La passione con cui l’esperto mi ha spiegato ogni passaggio mi ha letteralmente conquistata;
3) Premio “Scontrino vagamente sbagliato” va a uno stand che invece di € 6 ha battuto € 0,06. Giuro che se me ne fossi accorta prima… . Scusate, io e la buona fede abbiamo frequentato due licei diversi;
4) Premio “Salumi originali” va alla Mortandela di Canazei, Trentino, che a vedere non è una beltà ma all’assaggio stupisce, non essendo simile a nient’altro. That’s amore;
5) Premio “Simpatia per i comuni mortali” va a un certo stand che offriva assaggi solo a coloro che indossavano il cartellino dei giornalisti, al grido di “Aaah, un giornalista, venga!“. No, ma vabbé;
6) Premio “Picchetto d’onore” a quegli enormi tranci di pancetta che vedete anche in foto: abbiamo atteso che l’amico pancettaro tornasse per tipo 15 minuti, presidiando il banchetto con aria famelica e meditando di auto-servirci;
7) Premio “Paradiso e dintorni” al Consorzio Focaccia di Recco. Voi che non abitate in Liguria. Voi, a cui spacciano per vera focaccia di Recco degli impasti improbabili e ne siete felici, avreste dovuto gustare la suprema delizia di questa focaccia che trasudava formaggio da ogni parte, e percuotervi immensamente urlando “Ho visto la luceee!“;
8) Premio “Son bei momenti” ai mastri birrai e birrifici che mi hanno assai allietata, giusto un paio (ma fai anche dieci) volte;
9) Premio “Ah beh, tutto qui?” alla combo Felicetti + CombalZero. Oh, sarò io a non aver capito, e dire che nei 15 minuti occorsi per ricevere i noodles d’assaggio ho sentito raccontare il perché della collaborazione almeno tre volte;
10) Premio “Il prossimo anno pensate al sottovuoto e a confezioni più piccole!” agli stand che non ne erano provvisti, e hanno probabilmente perso delle vendite. Piango pensando a certi barattoli enormi di pomodori dal sapor di sole o a certi salumi “sfusi”, ma come avrei potuto?;
11) Premio “Signora, guardi dove va!” ai circa duecentocinquanta personaggi che mi sono venuti addosso. E dire che piccina non sono;
12) Premio “Posso dire di averla assaggiata” alla pizza di Bonci, che però mi dovrebbe spiegare se quella al prosciutto era fredda per scelta o per disgrazia;
13) Premio “Ti parlo in inglese perché sei svedese, no?” a uno standista che voleva portarmi proprio dove stavo andando;
14) Premio “Siamo vagamente cari e non esponiamo i prezzi” allo stand che mi ha fatto pagare due etti di prosciutto la modica cifra di € 20;
15) Premio “Sugna e dintorni” allo stand che faceva assaggiare una specialità composta dalle parti povere dei maiale, tutte cotte insieme. Grasso everywhere, e che bontà (dai, datemi una mano a identificarne il nome).
Infine, premio speciale “Fogne di Calcutta” a me, Matteo, Daniela e Giulia che, dopo una giornata passata a foderare i nostri organi interni di colesterolo, abbiamo avuto il coraggio di mangiare (ottimo) cibo cinese e bere rum con cioccolato e biscottini. Ci facciamo sempre riconoscere.
viachesiva says
Sono ancora qui che rido per il premio “Signora, guardi dove va!” , mi fai schiantare!
Sybelle says
Io avrei voluto schiantare le suddette signore, ma mi son trattenuta 😛
Giulia Martoni says
Per quanto riguarda il punto 15 credo che la regal "Sugna" (di cui prima d'ora ignoravo il significato) si chiamasse Ciccicotto, e se non ricordo male era Lazio, o forse Abruzzo?
Claudia Martinelli says
Non è che sono i ciccioli frolli? _http://www.gastronomia-online.com/files/2008/02/ciccioli-frolli-2.jpg_Se si sono emiliani, probabilmente è un metodo di conservazione del maiale adottato anche altrove con varianti infinite!
Anch'io ero al Salone e mi sono divorata il mondo letteralmente 😀
Claudia http://www.lamoraromagnola.it