Non so bene perché ma talvolta sento di persone che pur di non andare a matrimoni, battesimi, cresime si arruolerebbe nella legione straniera. Il motivo? “Stai ore seduto a tavola!“.
… Cioè, vi pare brutto? A me proprio no, anzi, è quasi un sogno!
Certo, tutto dipende dall’entità del cibo: se dovete mangiare per ore piatti che manco alla mensa delle medie ci credo che è una tortura, e tra le peggiori.
Fortuna vuole che i miei amici siano tutti dei buongustai e che questo aspetto non sia mai stato sottovalutato, anzi! So di accurati studi, assaggi e scelte per preparare il menù perfetto, che fosse soddisfacente e saziante al punto giusto, e sempre hanno azzeccato ogni portata e vino.
In particolare, io attendevo il matrimonio di Daniela e Matteo con una doppia ansia e gioia, in primis per la loro unione e in secondo luogo per il loro pranzo celebrativo!
Dopotutto Daniela è colei che sempre mi delizia con i suoi manicaretti, tra cui i peperoni (di cui ho parlato qui), le paste, gli arrosti, e Matteo è un maestro dei risotti e di molte altre specialità, quindi non poteva non venirne fuori una me-ra-vi-glia!
Il matrimonio, il relativo rinfresco e il pranzo si sono tenuti a Cherasco, che ho scoperto essere la capitale delle lumache. Qui sorge un monastero collegato a una chiesa, il Somaschi Hotel, che permette di celebrare la funzione e ospitare i festeggiamenti, che comprende un ristorante che ci ha offerto portate memorabili.
Appare infatti al tavolo questo savarin, una sorta di ciambellina di polenta ricoperta di salsa di formaggio & panna e una grattuggiata di tartufo nero.
Ho girato il piatto per osservare tanta perfezione da ogni parte, e poi ho afferrato la forchetta e l’ho calata con decisione per compiere un miracolo.
Eh sì.
Il tuorlo d’uovo crudo, calato all’interno del savarin e quindi leggermente cotto all’esterno, si è espanso, è colato fuori, trapelato col suo colore accesissimo, creando una festa nel piatto!
Le scaglie di tartufo donavano un sapore spiccato e un profumo intenso, mentre la salsa di panna e formaggio era liscia, proprio senza grumi, né troppo liquida né densa, quindi avvolgeva bene la polenta. Questa era la perfetta base per l’apoteosi degli altri componenti, con la sua consistenza e delicatezza.
Guardando i visi degli altri commensali s’intravedeva il momento in cui ne assaggiavano il primo boccone e sgranavano gli occhi. Assaporavano bene ogni parte, magari catturavano qualche frammento di tartufo e procedevano con il secondo attacco. Poi, il sorriso, soddisfatto e stupito.
Non è bellissimo?
Mettete che siate da quelle parti, nelle Langhe.
Informatevi presso il ristorante: magari non potrete assaggiare proprio questo savarin, ma vi assicuro che il resto delle pietanze era allo stesso entusiasmante livello.
Dove
Somaschi Hotel
Via Nostra Signora del Popolo 9
Cherasco (CN)
tel. 0172 488482
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