So che alcuni aspettavano con “ansia” l’inaugurazione della categoria dedicata alla cucina giapponese, vuoi perché ne sono appassionata, vuoi perché ho parenti giapponesi e, infine, vuoi perché sono un’adoratrice del Sol Levante, in ogni suo aspetto, sin dalla più tenera età.
Per darvi l’idea, tra i miei regali di compleanno di bambina annovero:
– un kit di pennelli e strumenti per professare la calligrafia orientale;
– un giardino zen (mai aperto, che poi sai la sabbia…?);
– un libro sull’arte del primo regalo.
A casa ho circa 800 tankobon (volumetti di manga).
Al liceo ho provato a studiare la lingua, e mi piacerebbe affrontarla sul serio.
Da quando ho otto anni la Madama Butterfly e i suoi “occhi pieni di malia” mi affascinano in primis per l’ambientazione.
Non cito nemmeno gli anime con cui son cresciuta.
Considerate anche che uno dei miei primi acquisti online è stato un kit per preparare sushi. Era più o meno il 2003, la cucina jap non aveva ancora invaso il nostro paese e l’ecommerce era tutto sommato agli albori, eppure la sottoscritta, pur di provare i piatti visti in quei manga, avrebbe fatto di tutto (per poi schiantarsi di fronte all’evidenza: cuocere il riso alla giapponese è un ostacolo insospettabile).
Insomma, avete a che fare con una fanatica. Un’Otaku che veste borchie.
Quando mio cugino ha sposato una deliziosa ragazza di una città nei pressi di Tokyo mi è sembrato di vincere a una sorta di lotteria. Il colmo dei colmi, per me.
Non mi ritengo un’esperta di cucina orientale, ma mi avvalgo di una vastissima esperienza accumulata in Italia come in Giappone e in giro per il mondo.
Ora sono una sapiente sterminatrice di salmoni, e adoratrice della zuppa di miso, con uno scopo: provare tutti i ristoranti giapponesi possibili (… una folle, insomma).
Ci terrei a precisare che la mia prima esperienza col sushi fu su una spiaggia di Puerto Escondido e risultò piuttosto deludente.
“… ma anche tu, che mangi sushi in Messico!”
Vabbè, imperversava un vero e proprio uragano, non avevo la certezza di sopravvivere (che melodrammatica!) e sotto a quel chiosco mi avvicinavo al regno dell’equilibrio.
La cucina giapponese non è solo sushi, anzi: è variegata e ovviamente sorprendente, vista la presenza di numerosissimi ingredienti di base a noi sconosciuti.
Mi sento quasi costretta a iniziare dalla mia attuale ossessione, che Fraaaa, Lore e Byb mi hanno fatto scoprire qualche venerdì fa portandomi al Ginza Sushi a Milano (non sapete cos’avete fatto!).
Sto per parlare degli uramaki Philadelphia, così composti: salmone cotto e avocado sono racchiusi da una striscia di alga nori, a sua volta stretta dal riso; il tutto è sormontato da un cucchiaino di fresca e cremosa crema di formaggio spalmabile, abbandonata in un tocchetto che si spande sul palato, ammorbidendo il gusto dell’alga e unendosi al riso, al pesce, all’avocado così tenero che si disintegra a sua volta.
Avete presente la sfida delle FruitJoy? Ecco, se riuscite a mangiare questi uramaki senza alzare gli occhi al cielo e ringraziare tutti gli dei del Giappone, siete persone che sanno sicuramente controllarsi.
Le tre persone sopracitate possono testimoniare l’espressione che è comparsa sul mio viso: sembravo un ebete mentre nella mia mente suonavano le campane, din don dan don!
Sono così soddisfacenti e buoni, leggeri quanto una martellata ma ne vale troppo la pena!
Avanti, chi mi accompagna a mangiarli di nuovo?
Insomma, in questa categoria proverò a parlarvi di tutto ciò di buono che potete mangiare sia in Italia sia in giro per il mondo, e mi impegno a risalire ai ristoranti in cui ho mangiato durante il mio viaggio in Giappone.
Come sempre, accetto consigli e segnalazioni!
Dove
Ginza
Via Bezzi 79
Milano
Tel. 02 48011681
Fraaaa says
E la tartare di salmone? Gli uramaki philadelphia sono il top, però una menzione speciale se la merita anche la tartare…
Sybelle says
Mi trovo a concordare con Roberto, che ha commentato qua sotto: per la tartare la mia preferenza va al Kama 😀 Vabbè, ne parlerò.
Fraaaa says
Al kama son stata solo una volta, dovrò rimediare allora! 🙂
Roberto Peraboni (@r says
Mi dispiace, ma il gusto della Tartare di Salmone del Ginza non mi fa impazzire. Posso dare solo un consiglio agli avventori: andateci piano con le ordinazioni del vostro all-you-can-eat. Le porzioni sono davvero generose!
Micaela Motta (@micr says
Cara Arianna, stasera seguiremo questo tuo consiglio e ci recheremo al famoso Ginza 🙂
Sybelle says
So che ha avuto successo 😉
@deirdredixit says
Hai mai provato il Kokoro a Sesto S. Giovanni? merita 🙂
Bitti says
Ti sei definita una abbattitrice di salmone, io ho la tua stessa passione, il sushi, ma la cosa che avrei più a cuore è riuscire a mangiare sashimi di salmone a casa mia ma non mi fido del ‘salmone’ . Sai darmi qualche consiglio? Grazie ps. Anch io vado matta per il Philadelphia di ginza (ma di Roma) :))
Sybelle says
Ciao!
Il consiglio è quello di iniziare con dei tagli di salmone per il carpaccio: fare a casa propria il sushi mi pare un po' rischioso. Prova ad andare in pescheria e lasciati consigliare, taglia il pesce a fettine sottili e lascialo marinare in olio e limone, in modo tale da togliere un po' il sapore di "mare" 🙂 poi fammi sapere come va!