6.260 è il numero dei chilometri percorsi quest’Agosto.
6 gli aeroporti – Bergamo, Stoccolma, Copenhagen, Malpensa, Brindisi, Bologna.
10 le stazioni ferroviarie – Stoccolma, Göteborg, Malmö, Copenhagen, Cervia, Ravenna, San Lazzaro, Bologna, Milano, Ostuni (quest’ultima senza una mia partenza).
Son passata dal caldo assai notevole del centro Italia al freddo della Scandinavia, e di nuovo a sole e moderata afa nel Salento.
Ho visto più città, borghi e stili architettonici di quanti ne potrei enumerare senza risultare noiosa.
Ho percorso salite a piedi sotto un sole cocente mettendo a dura prova i miei sandalini verdi di puro H&M (test superato), sono rimasta incastrata in un sottomarino in disarmo, ho assistito a uomini che fanno tai-chi nel mezzo degli incroci svedesi e altri che importunano le turiste italiane nel centro della capitale; ho fatto lunghi bagni in una piscina così fonda che persino io non toccavo e fatto altrettanto in mari turchesi; ho visto laghi, montagne e un ponte lungo 8 chilometri tra Svezia e Danimarca che ti da l’impressione di correre sulle acque come un dio.
E soprattutto, ho mangiato così tanto che persino Michael Phelps – il nuotatore dall’alimentazione smodata – avrebbe potuto dirmi “Ué, datti una calmata!“.
E’ stata un’estate all’insegna del pesce, della tradizione e del “Troveremo mai delle specialità scandinave?!“, dei numerosi caffè “to go” e di quelli in posticini da ricordare; delle cozze sorprendenti di Stoccolma e di quelle squisite della Puglia; del passaggio da spese molto alte per una cena a un “Panzerotto e Coca a solo € 2,50? Posso abbracciarti?!“, dei ristoranti francesi in Danimarca e del clamoroso brunch-#fail, delle masserie-fortezza in mezzo a campi sterminati di ulivi, di carni succulente, di pasticceria incantevole.
Insomma, sono tornata con una serie pressoché esorbitante di consigli.
E sì, ovviamente vi ho salutato di reali di Svezia e Danimarca: da queste parti mica siamo scortesi.
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