[Proprio qualche giorno fa un lettore mi ha detto: “Dovresti scrivere di altre regali Débâcle, visto che il primo – e unico – post è così divertente”, ma a me non venivano in mente casi da raccontare. Il fato è venuto in mio soccorso, procurandomi la perfetta occasione].
Improvvisamente vi rendete conto di essere in un sogno mostruoso, uno di quelli che intitolereste “Cucine da incubo” e per cui chiamereste subito Gordon Ramsey, e quasi lo abbraccereste raccontandogli la vostra disavventura.
Diciamo anche che l'”improvvisamente” si verifica non appena entrate nel ristorante, e avete una pessima sensazione.
Andiamo con ordine: mettetevi comodi e prendete i pop corn.
A Dicembre su Groupon esce un buono che recitava “Tagliata all you can eat a € 29“. La sottoscritta, che veniva da ottime precedenti esperienze su ristoranti di carne, coglie l’occasione al volo e propone l’occasione a cinque mangiatori da battaglia, roba che gli spartani di 300 erano un gruppo di vegani a confronto.
Si procede all’acquisto (alla fine il costo si è abbassato a € 12,50 a testa) e, dopo lunghe contrattazioni organizzative, i sopracitati si trovano un giovedì sera presso La Vecchia Ciminiera, luogo che a Bologna chiameremo amichevolmente “un pustazz” (un postaccio).
Entriamo: locale immenso e totalmente vuoto. Iniziamo bene.
Mi guardo attorno: pavimenti sporchi, stoviglie comprate ai saldi dei saldi di un qualche megastore, tanto che quelle di Mondo Convenienza sono extra lusso; tovaglie a quadretti blu/azzurri e tovagliette di carta in pendant; tavolini di plastica dei peggiori bar della riviera romagnola e sedie degli stabilimenti balneari liguri; reti da pescatore appese al soffitto e così cariche del peso di numerosi conchiglioni da farle pendere orribilmente verso il basso. In un angolo vediamo un impianto con amplificatore e tastiera molto anni ’80 che forse usano per le serate migliori (ci mancava solo il DJ); decori dall’aria “volemo dare l’idea di essere sulla costiera amalfitana” mescolati a pacchianissimi dettagli egiziani.
Insomma: una meraviglia.
Nella mia regale mente scorrono le seguenti parole: “Per tutte le Camille Parker Bowles, perché mi sono fidata di Groupon? Perché?“, e intanto immagino un Fabio Cristi scendere dal cielo illuminato da una divina luce e con due tavole di pietra in braccio con l’incisione “#EPICFAIL” in carattere cubitale.
Acqua: una bottiglietta da mezzo litro a testa, come previsto dal menù.
Vino: ci arriva il calice direttamente al tavolo, e solo guardandolo capiamo che è di una sotto-sotto-decisamente sottomarca dello discount store dietro l’angolo. Chi ha l’ardire di assaggiare conferma.
Sull’antipasto quasi ci illudiamo: pizze e taglieri di salumi e fettine assai sottili di formaggio ci danno qualche labile speranza, anche se il fatto che siano arrivati i salumi e venti minuti dopo le pizze farebbe sorgere qualche perplessità sull’organizzazione del posto.
Ah! Che maleducata!
Non vi ho presentato i miei commensali, compagni di sventura!
Alla pregevole cena ero con colui che padroneggia l’arte e i misteri del vino meglio di Bacco, Madame Diplomazia (capirete a breve perché), la vostra signoria dei telefilm, il fan numero 1 di Kansas City 1927 e il master delle proposte salva-serata.
Bel gruppo, no?
Insomma, arriva il piatto forte e i vostri eroi perdono le staffe. Guardate la foto e giudicate voi solo dal terribile aspetto:
Quella non era carne, tantomeno tagliata.
Erano le fettine del supermercato tagliate alla meno peggio e cotte in modo atroce, dure e tiepide, accompagnate da un’insatina decorativa uscita dai banchetti della Famiglia Addams.
Ne assaggiamo un pezzo a testa e ci guardiamo; nei nostri occhi riconosciamo la medesima intenzione: andarsene senza aspettare il dolce e non tornare mai più.
Quindi ci alziamo e ci mettiamo le giacche, quando giunge il cameriere che ci chiede cosa c’è che non va, e lo fa con un’area così ingenua e sorpresa che suscita compassione, perché si tratta evidentemente di una persona che non sa e non si rende conto di come dovrebbe essere una tagliata. Per lui andava più che bene così, insomma.
Per fortuna ci ha pensato Madame Diplomazia a intercedere per noi: la sottoscritta non ce l’avrebbe mai fatta, considerato il nervoso. Provate oltretutto a guardare il sito di codesto posto: sappiate che non c’è una sola parola veritiera, e che le foto non rappresentano minimamente la realtà.
Quindi siamo usciti e la vostra regal assaggiatrice si sentiva in colpa, tremendamente in colpa, tragicamente in colpa per aver proposto l’acquisto di quel buono.
Per fortuna giunse il master delle proposte salva-serata ad aggiustare tutto, ma di questo parleremo domani: non mi sognerei mai di accostare quel posto così esaltante alla Vecchia Ciminiera, la rappresentazione vivente del fatto che non basta aprire un ristorante e lanciare la promozione su Groupon per ottenere popolarità e clienti.
Statene più che lontani, per favore.
E la prossima volta che mi viene in mente di comprare qualcosa su Groupon fatemi eseguire approfondite ricerche.
Roberto Peraboni says
non si può chiamare vino quella schifezza che ci hanno portato. E' un offesa al vino vero (e al tavernello).
Delusi e schifati says
Stasera siamo stati a mangiare anche noi alla Vecchia Ciminiera, coupon con antipasti + pizza…
Raccontare precisamente tutte le delusioni/inculate della serata sarebbe come mettere il dito nella piaga, ora: la depressione ha già preso il sopravvento, mai visto nulla di simile, neanche quando sono stato in Turkmenistan per lavoro.
STATENE TUTTI LONTANI!
Sybelle says
Io ho provato ad avvertire tutta la rete, ma… 😛
Comunque un abbraccio virtuale a voi, compagni di sventura