A Roma risiedono alcuni dei miei ricordi gastronomici più vivi e puntuali, travolgenti e divertenti, entusiasmanti fino alla follia.
Dopotutto, quando si hanno persone con cui condividere la passione per il cibo (ciao Monica, ciao Dani, ciao Matteo, ciao Giulia, ciao Betta, etc.), l’avventurarsi è questione di un attimo.
Appunto, il mio primo approccio con Sora Margherita é stato sicuramente sorprendente e ricco di dettagli memorabili, sia dal punto di vista del cibo sia della situazione.
Immersa nel ghetto ebraico romano, mimetizzata e senza insegne, sorge una porticina con qualche piccola sedia a fianco. Non capiresti mai che quello è un ristorante, se non lo sapessi.
L’apertura è fissata alle 20 di ogni sera, e se t’azzardi a entrare anche solo tre minuti prima verrai rispedito fuori a male parole (la sottoscritta lo conferma).
Una volta che la cameriera annuncia l’apertura si può entrare e accomodarsi presso tavolacci con tovaglie di carta, e sgabelli traballanti. Le pareti sono piene di memorie del passato, la cucina appena nascosta ma si intravede facilmente. Infine le cameriere hanno un concetto tutto loro di cortesia, un po’ fiere e un po’ altere mentre ti servono e ti guardano storto se non sai decidere cosa ordinare nel giro di tre secondi.
Su questo, però, la qui presente non ha certo problemi e, seguendo diversi suggerimenti, ha ordinato quella pietanza che a Bologna susciterebbe perplessità, o un bel “Cus’lè?!” (“Che cos’è?”, per i forestieri): il carciofo alla giudia.
Quindi al tavolo sopraggiunge maestoso codesto carciofo appoggiato sul piatto verticale e a testa in giù, con le foglie aperte come una perfetta, enorme e profumata rosa.
Dopo un primo momento di sconcerto e ammirazione la prassi vuole che il commensale inizi ad afferrare ogni petalo del carciofo immerso nell’olio e fritto sapientemente, staccarlo e sgranocchiarlo con convinzione e immenso apprezzamento. Dopotutto sarà salato quanto basta, estremamente croccante, saporito e sorprendentemente leggero.
Una volta terminato l’esterno occorrerà attaccare la corolla del carciofo, abbrustolita fuori e morbidissima dentro, senza dimenticare il gambo.
Improvvisamente sentirete e percepirete e capirete tutti i perché della cucina romana, della vita romana, dell’atmosfera romana, del vivere romano, e ne vorrete sempre di più. La sensazione rimarrà inculcata in un angolo della vostra mente a lungo, con estrema chiarezza, e talvolta ne sentirete la mancanza.
Però merita, merita davvero.
Quanto era buono, quel carciofo alla giudia.
Dove
Sora Margherita
Piazza delle 5 Scole
Roma
Tel. 066874216
julka75 says
Mi sa che lo impongo per il mio compleanno. Sono anni che ci vorrei andare.
Vale says
…e non perdetevi la torta di ricotta e visciole!!! Peccaminosa delizia!!
Sybelle says
Uh, cosa mi hai ricordato!
Anche quella torta era strepitosa (come tutto quello che ho assaggiato!).